Ottobre 25, 2021 - di Angelo Ferrera
Le offerte di lavoro in ambito product management in Italia sono diventate finalmente numerose. Recentemente mi sono trovato nei panni di un “job seeker” e ho sfruttato l’occasione per leggere diverse job description per ruoli diversi in aziende altrettanto diverse. Ho letto alcune di queste con interesse personale, altre per curiosità, e ho pensato di condividere le mie considerazioni con la community di Product Heroes.
Le aziende, così come i prodotti, a volte riescono a vendersi fin troppo bene; in altri casi invece non sanno far trasparire quanto di buono hanno da offrire ai candidati. Dunque, è importante interpretare tutti i segnali a nostra disposizione, provando ad essere abili come lo saremmo in un processo di acquisto: informandoci, confrontando, valutando pro e contro di ogni offerta di lavoro, perché se si finisce a fare il Product Manager in un’azienda sbagliata non sarebbe un errore irrimediabile, ma nemmeno una situazione piacevole.
Ti anticipo che il contesto non è semplicissimo. Spero che questa piccola guida possa servire da orientamento per chi è alle prime armi, e a fare retrospettiva per chi non è del tutto sicuro di trovarsi nel posto adeguato.
Durante la tua ricerca potrai incontrare principalmente tre tipi di aziende:
Nota: si potrebbe scrivere un libro solo sulla definizione di start-up e scale-up europee, italiane, statunitensi. Per quanto discutibile, ho dovuto clusterizzare i tipi di organizzazioni con il solo scopo di orientare il lettore verso modelli diversi di organizzazione. Non me ne vogliano i puristi di questa o quella definizione.
Anche se ho arbitrariamente diviso le aziende in cluster, non tutte sono uguali, e alcune potrebbero nascondere delle insidie. Non vorrei smontare il tuo entusiasmo, ma se ti stai chiedendo quale azienda scegliere per diventare Product Manager, potresti trovare organizzazioni più mature di altre, e per questo dobbiamo armarci di astuzia e provare a capire meglio cosa dobbiamo aspettarci.
Quale sognatore non vorrebbe lavorare per una start-up? Il fascino della Silicon Valley ha stregato chiunque sia appassionato di prodotti digitali e business development. Negli ultimi anni anche in Italia il fundraising seed non è più un ostacolo, per cui ci sono sempre più start-up alla ricerca di talenti che offrono una retribuzione mista salario/stock options. Ho personalmente vissuto questa esperienza e devo dire che è stata sicuramente una delle più entusiasmanti della mia vita.
La start-up è l’azienda perfetta per chi volesse provare più cose, per capire davvero cosa ci piace, cosa ci appassiona. Si può sperimentare velocemente senza tanta burocrazia e non ci sono tante scuse se qualcosa non funziona. Per intensità e varietà, un anno in una start-up sulla pelle vale quanto tre anni di una grande azienda. Si convive con il fallimento. Si sbaglia continuamente, più che in altre aziende, perché lo scopo della start-up è imparare, e per imparare bisogna rischiare e commettere errori.
La validazione fa parte del lavoro del product manager; ma in una start-up, mentre impari, stai bruciando gli unici capitali che hai a disposizione (visto che non fatturi). Ogni tentativo è una corsa contro il tempo, contro il mercato e contro gli investitori. Adrenalina e angoscia si alternano quasi quotidianamente. Ci sono diverse definizioni di startup, più o meno note, ma per contestualizzare direi che la startup è rappresentata da un team con una visione, dei capitali, ma senza un modello di business scalabile.
La startup cerca di dare una risposta a questa domanda: per rendere la nostra organizzazione sostenibile, ci sono abbastanza clienti che condividono un problema e che sono disposti a scegliere la nostra soluzione come la migliore sul mercato? E quali sono i canali migliori per raggiungerli? Quando il campo fornirà una risposta positiva la startup avrà potenzialmente trovato il “product-market fit”. Altro tema da tenere in considerazione: in una startup la leadership di prodotto è quasi sempre dei founder, colui/colei che detiene la vision dell’azienda, che a questo livello coincide con quella dell’unico prodotto (nella maggior parte dei casi).
In questo contesto, anche se il job title e la description saranno in linea con quello che ci aspetteremmo, il ruolo di product manager sarà il riflesso dei bisogni di chi ti assumerà, non necessariamente in linea con le tue aspettative e con un percorso lineare di product management. Ho già visto assumere product manager per “gestire gli sviluppatori” o “scrivere un po’ di documentazione”, per cui potresti finire a fare il project manager invece di partecipare attivamente all’evoluzione della vision e dell’UVP e alla validazione di un MVP.
Di fatto non sarebbe del tutto bizzarro, perché in questo momento si va avanti a piccoli esperimenti, non esistono obiettivi annuali o di quarter, KPI da monitorare, e la roadmap è totalmente aperta se non inesistente. Potrebbe cambiare tutto in un mese o andare avanti così per anni. I livelli gerarchici non esistono, potenzialmente tutti rispondono ai founder (e forse è anche meglio così), ma in molti casi alla fine di questa esperienza potresti trovarti ad aver imparato non molto di più che la creazione di un MVP (se non lo avevi già fatto.
Se l’azienda dovesse imboccare la strada giusta e tu fossi pronto a metterti alla prova, potresti vedere lievitare il tuo job title in pochi mesi, ottenere tante nuove sfide e responsabilità, forse più di quante saresti in grado di sostenere, ma sarebbe un modo per “diventare grande”. Tutto questo, oltre ai classici vantaggi rappresentati da stock option o addirittura dalle quote della società. In altri contesti internazionali molte startup riescono a creare organizzazioni di prodotto complesse ancor prima di aver trovato un modello di business, per cui cercano di ottenere quote di mercato importanti creando il miglior prodotto in commercio, ma è un’altra storia.
Come ho anticipato in precedenza, per perseguire la propria vision velocemente serve un mercato abbastanza grande e maturo da finanziare i propri sforzi e da ripagare gli investitori. Aumentare esponenzialmente le nostre quote di mercato ci consente di rinforzare il nostro posizionamento, capire a fondo i nuovi bisogni e migliorare la nostra soluzione. Non tutte le aziende che hanno trovato il product-market fit sono pronte a scalare, alcune restano PMI per difficoltà di acquisizione, mercato troppo piccolo, incapacità manageriale, difficoltà di raccolta o per scelta.
Nonostante le differenze, quello che accomuna scale-up e PMI è l’esplosione organizzativa. In questa fase sarà il momento di stressare la nostra vision e di insistere sul nostro differenziale. Il modello di business viene ottimizzato, si inizia a parlare di più di metriche (che proliferano), di esperimenti, di acquisizione clienti e churn. Bisogna non perdere quanto si è ottenuto, ottimizzare investimenti, trovare nuove opportunità e soprattutto rimanere allineati, che pare essere il tallone d’achille di ogni azienda che supera le 30 persone.
In questa organizzazione si può imparare e crescere moltissimo, perché se siamo fortunati sarà già presente una forte cultura di prodotto, ci saranno tantissime sfide da affrontare e se siamo bravi vi garantisco che non si farà fatica a notarlo e a darci le prime responsabilità. I ritmi e la velocità di esecuzione sono ancora buoni. Le carriere e le responsabilità iniziano ad essere più nitide e ci sono pochi dubbi su ownership e misurazione delle performance. Politica e silos non dovrebbero essere un problema, ma preparatevi a continui cambi organizzativi alla ricerca del miglior bilanciamento tra autonomia dei team e controllo del management.
In questo contesto, il product manager viene inserito in un dipartimento di prodotto abbastanza maturo, con almeno un Head of Director o VP responsabili della vision, dei processi, dei goal e di alcuni product manager che hanno l’obiettivo di ottimizzare i KPI importanti per l’azienda. Un product manager può gestire una specifica feature, una fase del funnel o addirittura un intero prodotto.
In base alla seniority del PM, al tipo di azienda e alla maturità del portfolio, il product manager può assumere il ruolo di Product Lead o Lead Product Manager, perché con la sua esperienza è in grado di gestire prodotti complessi o molto pesanti a livello di revenue. Le opportunità di crescita non mancano, ma se ci si dovesse annoiare non ci sarebbero molte possibilità di mobilità orizzontale.
Se vuoi iniziare una carriera da Product Manager questo potrebbe essere il contesto migliore, perché avresti la possibilità di ricevere mentoring, comprendere un’organizzazione di prodotto dall’interno e testare direttamente sul campo tutto ciò che hai studiato. La contaminazione di idee, visioni, approcci e metodologie ti permetterebbe anche di trovare la tua strada più velocemente, grazie alla possibilità di conoscere molte persone con esperienze diverse, magari in aziende internazionali.
Ti risparmieresti sicuramente tanti errori e avresti una crescita più veloce grazie all’aiuto di colleghi più senior, specializzati sulla tua verticale. Pensa alla possibilità di potersi ispirare a qualcuno con più esperienza di te e immagina l’opportunità di ricevere supporto quando sei in stallo, non sono vantaggi da poco. Un altro elemento a favore che si riscontra nel lavorare in una grande azienda di prodotto è sicuramente la maturità organizzativa.
Un’azienda di questa dimensione ha investito fortemente in due elementi indispensabili per la tua crescita professionale: un dipartimento people & culture strutturato (HR) e un percorso di carriera composto da diversi step, oltre alla possibilità di spostamenti orizzontali nel caso in cui tu ti innamorassi di altre verticali o business unit (può capitare anche questo). L’esperienza perfetta quindi? Non necessariamente. Purtroppo questo tipo di aziende sono solitamente molto lente nell’execution.
Nella maggioranza dei casi la burocrazia e il mantenimento dello status quo sono difficili da modificare. Ultimo punto, non meno importante: nel caso in cui l’azienda oltre che grande fosse anche molto conosciuta tra gli addetti ai lavori, inserire il nome dell’azienda nel tuo curriculum sarebbe molto utile per la tua carriera. I recruiter sono influenzati positivamente da candidati che hanno lavorato in aziende importanti. In qualche modo rappresenta una sorta di pedigree o garanzia di qualità che porterebbe il selezionatore a favorire te rispetto ad altri candidati.
In questo contesto, esiste sicuramente un CPO o Head of Product a capo di diversi VP o Director che gestiscono prodotti o addirittura linee di prodotto, con diverse fasi di maturità e struttura. Può capitare che ci siano team più snelli e autonomi, mentre altrove la musica potrebbe essere un po’ diversa, con prodotti complessi, tanto debito tecnico e poca possibilità di intervento.
Un product manager potrebbe gestire una specifica feature, una micro feature, ma difficilmente un intero prodotto senza il cappello di un job title più strategico. In un’azienda di queste dimensioni gli stakeholder cominciano ad essere personalità ingombranti, per cui per influenzarli servirà altrettanto pelo sullo stomaco. La politica inizia a farsi sentire e non sempre sarà facile fare escalation se capiamo che un nostro problema ha radici profonde.
Nell’ultimo libro di Melissa Perri “Escaping the build trap”, ho trovato una sintesi perfetta dei vari ruoli di prodotto, che come abbiamo visto possono coesistere solo in aziende molto grandi e mature.
In questa rappresentazione vengono anche evidenziate le differenze di focus dei vari ruoli:
Questo schema vale per molti altri career path, fondamentalmente più sarai in alto e più penserai a dove vorrai portare l’organizzazione tra 3+ anni, mentre nei ruoli operativi il tuo focus sarà orientato alle singole iniziative di breve termine, quindi, per gli operativi, settimane e mesi saranno le unità di misura di riferimento. Vediamo insieme quali sono le peculiarità di ogni ruolo.
Un CPO diventa necessario quando nel board aziendale si inizia a sentire la mancanza di una figura in grado di allineare business goal e product vision, soprattutto in aziende multiprodotto. Ti faccio un esempio: nel caso in cui l’azienda avesse già un PM responsabile di uno specifico prodotto e il board avesse intenzione di lanciare dei nuovi prodotti, servirebbe una nuova figura professionale, in grado di allineare tutti i team alla strategia aziendale, e soprattutto riportare al board informazioni chiare sui progressi e sulle scoperte dei team.
L’altra peculiarità del ruolo riguarda operations, formazione e metodologia, che dovrebbero essere indirizzate per evitare eccessivi squilibri tra i team. Il CPO, dunque, è il leader più in alto nell’organizzazione di prodotto, in grado di influenzare il board un po’ come il product manager, ad un livello diverso, influenza il suo product team.
La differenza con il CPO dipende principalmente dal fatto che in aziende piccole o aziende che non si occupano solo di prodotto spesso l’HoP risponde ad un’altro executive, pertanto viene appuntata come Head of Product la persona più in alto nel ramo organizzativo di product management.
Quando iniziano ad esserci troppi product manager che rispondono a Head of Product o CPO, soprattutto in fase di scaling, l’azienda inizia a distribuire ownership e creare ulteriori livelli. VP e Director sono più concentrati su P&L, processi e allineamento strategico. Coordinano team di product manager e mantengono allineate le varie iniziative e roadmap alla vision del proprio prodotto o portfoli di prodotto.
Un senior product manager è un product manager con molta esperienza, in grado di gestire prodotti e stakeholder più complessi e aiutare e far crescere gli altri product manager. I senior product manager sono una guida per l’organizzazione di prodotto, soprattutto a livello culturale e metodologico. Riescono ad avere una visione più strategica in tutto ciò che fanno.
Il product manager, per definizione, è in grado in autonomia di influenzare e guidare un team di prodotto, prendendo decisioni ogni giorno nell’interesse dei clienti e del business.
Il livello di ingresso viene ricoperto spesso da altre figure in azienda che hanno deciso di intraprendere la carriera di product management. Personalmente, considero questo un ruolo puramente di learning per comprendere le basi culturali e metodologiche della disciplina.
PRO
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Come avrai intuito, in Italia abbiamo ancora ampio margine di miglioramento, che personalmente interpreto come un’opportunità. Conosco ogni giorno leader capaci, ambiziosi e pronti a mettersi in discussione, perché nel nostro lavoro è importante saper vivere nel cambiamento continuo, accogliere l’ambiguità con interesse, affrontare le sfide con fiducia e coraggio, perché se vuoi fare questo lavoro devi poter credere, davvero, che ogni contesto ha margine per essere migliorato, e tu dovrai fare la tua parte, potrai essere un esempio per gli altri.
Con queste premesse, nessuno dei contesti che ho elencato nell’articolo dovrebbe spaventarti. Devi semplicemente vederla come una sfida con potenziali grandissime soddisfazioni. Il successo non dipenderà solo da te, è chiaro, ma se non dovesse andare bene avrai imparato tanto, te lo garantisco. Sarei davvero felice se qualcuno volesse contribuire con il suo punto di vista nei commenti.
Le slide sono disponibili per studenti ed ex studenti del Master in Product Management
2 replies on “Product Manager, come scegliere l’azienda giusta”
Jasmine
Ciao, ho trovato l’articolo molto interessante. Per curiosità, quali sono gli aspetti invece che considereresti nel caso un PM già avviato in una azienda molto strutturata direi corporate volesse invece spostarsi in una azienda tra start-up e scale-up? Sono da considerarsi gli stessi punti o ci sono dei rischi/accorgimenti in più da considerare? Grazie
Angelo Ferrera
Ciao Jasmine, ti ringrazio per la domanda super interessante e mi scuso per il ritardo, speravo di gestire meglio il primo commento al mio primo articolo, ma è andata male per problemi tecnici.
I punti sopra valgono anche per lo scenario che ti interessa o riguarda. A me non è capitato di fare questo specifico passaggio, ma conosco sia PM delusi dal passaggio startup -> corporate che altri dal contrario. Dipende anche dal ruolo che si ricopre nella corporate. Il cambiamento più grande che mi aspetterei riguarda il passaggio da un’organizzazione a silos ad un ambiente più veloce. Meno processi, più caos, più velocità, più learning, meno politica. Chi è abituato alle procedure, ad avere una guida, una strategia e un confronto potrebbe trovarsi con un foglio bianco, libero di costruire da zero tutto ciò che aveva sempre dato per scontato. Personalmente cercherei sempre di capire esattamente qual è attualmente la cultura di prodotto nell’azienda, perché stanno assumendo un product manager e cosa si aspettano esattamente da questo ingresso. Io chiederei, per esempio: chi sarà il mio manager e come farà a valutare il mio lavoro? Cosa si aspetta esattamente da me?
Inoltre, solitamente un product manager in una corporate probabilmente lavora su uno scope molto ristretto, cosa diversa in una startup o scale-up dove magari può gestire un prodotto intero. Spero di essere stato utile 🙂