Ottobre 17, 2022 - di Davide Benaroio
Cosa significa lavorare da remoto ed essere un nomade digitale? E come funziona il nomadismo digitale per un product manager? Ormai il concetto di lavoro da remoto, lavoro da casa, smart working è sulla bocca di tutti. Durante la pandemia, tante aziende sono state quasi costrette a utilizzare queste metodologie, con poco tempo per studiarle e implementarle a pieno.
Tra le varie modalità di lavoro, in questo articolo mi riferirò al “lavoro da remoto” o “remote working”, e al cosiddetto nomadismo digitale, la metodologia di lavoro in cui i dipendenti di un’azienda non hanno un principale luogo fisico in cui riunirsi e possono decidere liberamente dove lavorare.
Cosa troverai in questo articolo:
Questa modalità di lavoro completamente virtuale può sembrare un po’ estrema ed è importante chiedersi se ne vale la pena. Da buon Product Manager, si sa che la risposta a questo tipo di domande è sempre “dipende”. Non esiste una modalità di lavoro che sia perfetta per tutte le situazioni, fasi aziendali e cultura aziendale.
Detto ciò, ecco i principali vantaggi e svantaggi che ho sperimentato:
Insomma, hai tantissima più flessibilità e libertà di scelta sul luogo in cui investire il tuo tempo.
Basta con le tipica frase del “farsi vedere in ufficio”, così da sembrare sempre sul pezzo. Lavorando da remoto puoi lavorare quando sei più produttivo, avere più tempo per te, le persone a te care e le tue passioni.
Lavorando da remoto puoi accedere a molte più opportunità lavorative, volendo anche in tutto il mondo, senza dover per forza trasferirti.
Per chi fa il Product Manager, in particolare, ci sono tanti mercati in cui si fa prodotto da anni e, di conseguenza, sono più diffuse aziende di prodotto e competenze specifiche.
Ma ci sono anche dei chiari svantaggi:
Non è facile lavorare da remoto, soprattutto se si è abituati da anni a lavorare in ufficio o se si è all’inizio della propria carriera. Serve più disciplina, proattività e buona comunicazione rispetto al lavoro in ufficio.
Se sei una persona che ama stare insieme ai colleghi, il lavoro da remoto potrebbe rivelarsi molto difficile. Non è facile instaurare legami profondi da remoto, e ci vuole molta più attenzione e determinazione per farlo. Inoltre, per quanto i tool online possano aiutare, niente sarà mai come una chiacchierata dal vivo. È sicuramente un fattore da mettere in conto.
Sono poche le aziende che veramente credono nel lavoro da remoto, ti permettono di lavorare quando e dove vuoi e si impegnano a mettere il remote working alla base della cultura aziendale, senza considerarlo semplicemente un “benefit” per i dipendenti.
In tante aziende sarà difficile, pur con tutta la buona volontà, lavorare serenamente da remoto. Per questo motivo è fondamentale valutare attentamente cosa un’azienda considera con “lavoro da remoto” prima di buttarcisi a testa bassa.
Iniziamo con una definizione di chi sono i Nomadi Digitali (dal mio punto di vista):
I Nomadi Digitali sono persone che, grazie alle tecnologie digitali, hanno la libertà di poter vivere e lavorare da luoghi diversi nel mondo.
Come vedi, il poter lavorare efficacemente da remoto è molto connesso a questa definizione e permette di spostarsi liberamente, senza rinunciare alla propria carriera e ad una stabilità economica. Da poco ho lanciato una “Guida Pratica al Nomadismo Digitale”, con l’obiettivo di aiutare chi vuole sperimentare questo stile di vita ma sta trovando delle difficoltà a partire (in tutti i sensi). Ti invito a seguire i capitoli della guida per approfondire come esplorare il nomadismo digitale, iniziando dal vedere sfatati alcuni miti su questa figura.
Ma andiamo ancora più nel dettaglio. È compatibile lo stile di vita nomade se si lavora come Product Manager? Il Product Manager è solitamente un ruolo con il maggior numero di relazioni, letteralmente con tutti i team in azienda. Bisogna tenere tutti allineati sulla strategia e visione di prodotto, mentre si cerca di capire come dare valore agli utenti, seguendo un approccio data-driven (ma non troppo).
Se ci aggiungiamo la difficoltà di lavorare in un team che non si vede mai di persona, magari distribuito su fusi orari diversi, e quella di adattarsi ad una vita in un luogo nuovo… sembra proprio un’impresa impossibile!
La risposta è che… rullo di tamburi… DIPENDE! (che sorpresa, eh?) Sicuramente, è possibile se si è in un contesto lavorativo adatto al lavoro da remoto. Ecco alcuni fattori e strategie che aiutano un Product Manager a bilanciare la difficoltà intrinseche del ruolo con quelle di lavorare da remoto e “in viaggio”.
È un fattore critico in tutte le aziende in cui si lavora come Product Manager, ma da remoto ancora di più. Se si lavora in un’azienda in cui è molto chiaro il ruolo del Product Manager (spesso confuso con quello del Project Manager), sarà molto più facile continuare ad essere efficaci anche da remoto.
Anzi, quando le decisioni di prodotto vengono prese in relazione a analisi dati, parlando con gli utenti e una chiara direzione strategica, il lavoro da remoto diventa un buon alleato. Il ritmo di comunicazione solitamente più lento, riflessivo e trasparente aiuta noi Product Manager a focalizzarci sulle attività ad alto valore aggiunto e a fare le scelte di prodotto consapevoli.
Quando tutto il team lavora da remoto, cercare di riprodurre la comunicazione sincrona che si ha in ufficio (magari riempiendoci le agende di meeting), non sembra affatto una buona strategia.
Un cambiamento fondamentale in un team remoto è l’utilizzo prevalente di comunicazione asincrona. Documenti condivisi, registrazioni video e discussioni in chat aperte per più giorni sono all’ordine del giorno.
Un punto importante sono i meeting. Soprattutto se si è distribuiti su diversi fusi orari, sarà complicato organizzare dei meeting tutti insieme. Noi cerchiamo di ridurre al minimo i meeting e quando li organizziamo registriamo tutto e diamo la possibilità anche a chi non ha potuto partecipare di dire la sua. Se l’azienda in cui lavori non ha dei buoni processi di comunicazione asincrona sarà molto difficile fare un’esperienza da nomade digitale e, in generale, di lavoro da remoto.
Un altro fattore importante per non impazzire mentre si viaggia e lavora da remoto è quello di fare in modo che le persone nel proprio team, e in generale in azienda, non aspettino sempre un tuo input per procedere.
Stabilire una chiara strategia e comunicare costantemente diventa ancora più fondamentale quando si è “lontani” e non si lavora spalla a spalla. Avere una massima trasparenza su documentazione, decisioni di prodotto e processi da seguire aiutano molto a compensare la presenza fisica.
Ahimè andare in questa direzione non è semplice e richiede una costante attenzione per non perdersi. Però, il lato positivo è che queste sono best practice in assoluto, utili a prescindere sia che si lavori in ufficio tutti i giorni o dispersi per il mondo. Essere obbligato, in un certo senso, a utilizzare queste best practice può fare la differenza in termini di motivazione a rispettarle e mantenerle.
Abbiamo parlato tanto in generale, ma come sai al nostro cervello piacciono le storie reali e non pure nozioni. Provo quindi a raccontarti due situazioni che ho vissuto nell’azienda full remote in cui lavoro, Amitree. Iniziamo con un esempio positivo, in cui siamo riusciti a coordinarci al meglio seppur dispersi in tutto il mondo.
Dovevamo sviluppare una serie di modifiche complesse nel flusso di onboarding del nostro prodotto (non proprio una cosa marginale diciamo). E per diversi motivi volevo andare in produzione in tempi più veloci del solito. Così, abbiamo creato un team di product Manager, designer e sviluppatori che si sarebbe per un certo periodo di tempo focalizzato esclusivamente su questo progetto. Il grosso della comunicazione però, si svolgeva su Slack in asincrono e in un canale pubblico dove tutti i membri del team potevano accedere. Questa modalità ci ha permesso di essere molto concentrati, andare veloci, ma allo stesso tempo minimizzare gli errori esponendo dubbi e criticità a tutta l’azienda.
Un secondo esempio invece dove le cose non hanno funzionato al meglio è stato quando abbiamo cercato di lanciare un progetto che volutamente aveva un obiettivo generico. La nostra idea era che chi avrebbe lavorato nel progetto avrebbe avuto la possibilità di definire al meglio la soluzione in base all’analisi del problema sottoposto. Questo approccio, seppur molto interessante in teoria, si è rivelato poco efficace.
Forse se fossimo stati tutti in ufficio, dove è più facile fare brainstorming o cambiare velocemente direzione, le cose sarebbero andate diversamente. Abbiamo imparato che da remoto ci servono dei confini più chiari, obiettivi definiti e minimizzazione delle incomprensioni. Anche un piccolo dettaglio interpretato in diversi modi, nel corso di giorni da lavoro, può portare a problemi non indifferenti.
Quando si parla di tool, c’è da fare una premessa. Nella maggior parte dei casi non è il tool in sé a fare la differenza, ma la modalità di utilizzo. Detto ciò, passiamo ai tool che in Amitree usiamo più di frequente gestire al meglio la comunicazione asincrona utilizziamo diversi.
Amato (e a volte odiato) strumento molto diffuso in aziende di prodotto digitale. La sua caratteristica migliore è la flessibilità. Con un po’ di pazienza si può impostare Jira secondo, quasi, ogni esigenza. In particolare da remoto, è importante che le User Stories siano ben descritte e complete di contesto per capire non solo l’obiettivo ma anche il “perchè” della richiesta.
Altro tool molto diffuso e che può diventare il nostro miglior amico o un’arma a doppio taglio. Slack non è proprio pensato per un’efficiente comunicazione asincrona. Spesso si finisce a scrivere velocemente in una sequenza di botta e risposta che rende impossibile per chi arriva a leggere ore dopo poter dare un contributo alla conversazione.
Alcuni consigli per usare Slack al meglio da remoto sono:
Un tool invece che penso sia meno conosciuto, ma molto interessante è Slab. Noi lo utilizziamo principalmente per l’ottimo sistema di ricerca che si integra con Slack, Jira, Google Suite e altri mille tool.
Scrivendo tantissimo ogni giorno, non è così semplice ritrovare la conversazione giusta al momento giusto. Soprattutto quando non si usa un solo tool per tutto.
Diffida da aziende in cui:
Abbiamo parlato di tante tematiche. Lavoro da remoto, nomadismo digitale, comunicazione asincrona. Spero di averti convinto che lavorare in un team di prodotto, da remoto e perfino girando il mondo è possibile (con le necessarie precauzioni)!
E tu, hai mai provato a lavorare da remoto e/o viaggiare nel frattempo? Come è andata? Quali sono state le principali difficoltà (e soluzioni) che hai trovato? Ti piacerebbe farlo?
Facci sapere nei commenti!
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Da sempre appassionato di tecnologia e startup. Dopo alcune esperienze come Business Analyst e Data Scientist, ho trovato nel Product Management la possibilità di unire creatività, tecnologia e un approccio scientifico alla soluzione di problemi. Grande sostenitore del lavoro da remoto (quello vero) e del nomadismo digitale. Dopo essere stato studente del Master in Product Management di Product Heroes, lavoro in Amitree, un’azienda di prodotto SaaS con un team distribuito in tutto il mondo. Nel frattempo, viaggio ed esploro con lo zaino in spalla.
Le slide sono disponibili per studenti ed ex studenti del Master in Product Management