Gennaio 27, 2020 - di Emanuela Premoli
In questo articolo ti racconterò che cosa è un Minimum Lovable Product (MLP), quali sono i passaggi che puoi fare per definirlo, testarlo e infine iniziare a scalarlo.
Intanto partiamo con la definizione.
La versione di un nuovo prodotto che suscita il massimo dell’amore (entusiasmo) dai primi utenti, utilizzando il minimo sforzo.
Molti di noi sono familiari con il termine Minimum Viable Product (MVP), che può essere definito come “il prodotto che ti consente di massimizzare il quantitativo di cose che stai imparando con il minimo spreco possibile” (come ci racconta Marco in questo articolo dedicato) – volendo banalizzare è un prodotto “funzionante”.
Il post è abbastanza lungo per cui se sei di fretta puoi scaricarlo in PDF e leggerlo con calma quando vuoi.
Scarica il post in PDFL’MVP ha alcuni pro e alcuni contro. Tra i principali ricordo:
Credo che ad oggi una cosa sia certa: tutte le aziende hanno capito che è importante pensare in grande ed iniziare in piccolo. E’ quindi stato necessario iniziare a pensare ad un approccio ad MVP.
Tuttavia, l’MVP ci fa spesso dimenticare una cosa importantissima, direi fondamentale, per il funzionamento di una qualunque azienda: il prodotto funziona, ma gli utenti lo vogliono davvero?
Nel suo libro “Designing products that people love”, Scott Hurff prova a cambiare un po’ prospettiva, definendo il Minimum Lovable Product (MLP) come qualcosa che ha l’obiettivo di “offrire una soluzione così straordinaria nella dimensione più importante da suscitare emozioni positive nei vostri clienti” (“deliver a solution that is so extraordinary on the most important dimension that it inspires positive emotion in your customers”).
Quando un’azienda (o un team) pensa a creare un prodotto che sia “amabile” (non mi piace molto questa traduzione di “lovable”, ma proviamoci), si concentra sul cliente/utente. Quando invece tenta di costruire un prodotto “sostenibile” (viable) si concentra sul business, sul budget e sui processi interni, che sono tutti elementi importanti, ma che non tengono conto del cliente.
Con l’MVP si può validare che agli utenti piaccia un sito, con l’MLP si valida invece che gli utenti ritengano il sito “fantastico” e che lo raccontino in giro a tutti i loro amici.
L’obiettivo primario del Minimum Lovable Product (MLP) è infatti quello di far sì che da subito pochi utenti si innamorino del prodotto.
L’MLP parte da una storia completa. Non vuole mettere insieme le minime funzionalità perché il prodotto funzioni, ma vuole piuttosto creare un pacchetto di poche funzionalità core che aiutino a partire in piccolo per poi arrivare a costruire esattamente ciò che l’utente vuole.
Google Docs è un ottimo esempio di MLP: semplice, ma completo. Nasceva per essere facile da usare e per permettere la collaborazione in real-time tra più persone, ed è esattamente come è stato testato e lanciato. Poi con il tempo, quando gli utenti hanno iniziato a parlarne, ha aggiunto tutte le altre funzionalità per avvicinarsi di più ai prodotti Microsoft.
Provo ad elencarti quelli che secondo me sono i passaggi fondamentali.
Prendi un pezzo di carta (vanno bene anche dei post-it o un foglio excel) e prova a buttare giù l’elenco di tutte le ipotesi che ti vengono in mente sul prodotto che vuoi lanciare. Chi è il destinatario, di cosa ha bisogno fin da subito, che problema stai provando a risolvere.
Un consiglio per buttare giù questa lista: prova ad immaginare di dover scrivere una press release del tuo prodotto. Il lettore è l’utente che ti immagini come destinatario del prodotto. Cosa gli racconteresti?
Fare questo esercizio, ti aiuta a pensare al prodotto già come lo vorresti descrivere per fare innamorare qualcuno.
Questo approccio è molto utilizzato in Amazon, dove qualunque innovazione parte dall’utente invece che partire da un’idea per poi plasmarci sopra l’utente.
L’obiettivo è dimostrare come la funzionalità/prodotto risolva un suo problema, soddisfi una sua esigenza. E ricordati, tieni a mente la North Star per individuare la direzione.
E’ importante fin da subito dare un nome al prodotto che sia facilmente comprensibile e descriverne il mercato.
Una delle principali domande che mi sono posta io nel descrivere il mercato (o target) era capire se il mio prodotto avesse come target tante nicchie di persone – e quindi dovesse essere super specializzato – oppure la massa – e quindi mi dovessi dimenticare dei desideri delle nicchie.
Ricordati che, almeno nel MLP, non puoi soddisfare tutti. Se provi infatti a risolvere qualunque problema di qualunque utente, non puoi che finire col fare tutto male. E’ quello che gli americani chiamano “Peanut Butter Principle”: se lo spalmi troppo fine, perde totalmente il sapore.
Fai poi un riassunto di ciò che il prodotto è e che benefici porta, assumendo che il lettore fermi qui la sua lettura – deve quindi essere in grado di capire tutto.
Successivamente descrivi il problema e come il prodotto risolve questo problema.
Tienilo semplice, non più di una paginetta: ti aiuta a rimanere concentrato.
Elenca tutte le feature del prodotto che ti vengono in mente. Non dar loro un limite, dai spazio alla fantasia. Dopo ti occuperai di tagliare la lista.
Poi prendi questa lista e pensa a cosa potresti fare manualmente. Ricordati che all’inizio non è importante scalare (vedi articolo dedicato proprio a questo), ma verificare se le tue ipotesi sono fondate. Non perdere mesi di sviluppo per arrivare ad un automatismo perfetto se non sai neanche se quella feature ti servirà.
Se vuoi rendere tutto più concreto, prova a disegnare su un pezzo di carta tutte le feature che ti immagini, così da iniziare a capire come potrebbe vederle l’utente.
Riprendi l’intera lista e dai un peso alle singole feature: attribuisci un numero al valore che pensi potrebbero portare all’utente e uno al rischio che potrebbero avere (con che probabilità sei sicuro del valore).
Ecco alcune domande che ti aiutano a fare questo esercizio:
Puoi anche pensare di fare queste domande a dei potenziali utenti. Ma ricordati: “Non puoi semplicemente chiedere ai consumatori cosa vogliono e poi provare a darglielo. Non appena l’avrai costruito, loro vorranno qualcosa di nuovo” (Steve Jobs).
Quello che puoi fare è descrivere bene il problema che vorresti risolvere (come nella press release di cui parlavamo sopra) e poi proporre all’utente le diverse soluzioni (feature) che hai in mente. “Tra queste soluzioni, quale desidereresti che esistesse?”, “senza questa funzionalità, il tuo problema sarebbe soddisfatto comunque?”.
Una volta completata la lista, parti a definire il tuo Minimum Lovable Product con le feature che risultano avere il miglior bilanciamento tra valore e rischio, avendo chiaro in testa che l’obiettivo del MLP è far innamorare qualcuno del tuo prodotto.
Inizia poi ad inventarti qualche test. In questa fase non hai ancora sviluppato nulla.
Pensa ad una survey/sondaggio da inviare via mail – puoi anche appoggiarti a piattaforme che lo fanno di lavoro. Se riesci a fare un passo in più, disegna un mockup interattivo e facci giocare gli utenti.
Un’altra cosa che mi capita spesso di fare è immaginarmi dei task che mi aspetto che faccia l’utente e farli testare semplicemente sfruttando un design (un buon tool gratuito per farlo è Maze).
Se hai un prodotto già live e vuoi aggiungere una nuova funzionalità, puoi inserire un piccolo sondaggio sul sito – io uso tantissimo i poll di Hotjar, sono facilissimi da lanciare e ti permettono di raccogliere velocemente un po’ di risposte.
Consiglio: difficilmente gli utenti risponderanno a domande aperte in cui devono pensare. Prova a fare piuttosto tante domande chiuse ed elaborare su quelle. Un click è molto più facile di una domanda aperta.
Ti starai dicendo “Eh ma se faccio la domanda chiusa sto già indirizzando l’utente dove voglio io e non lascio spazio alla sua fantasia”. Vero! Ti propongo due alternative, puoi testarle entrambe e vedere cosa viene meglio: 1) fai una prima domanda chiusa (es. “saresti interessato a…?”) – chi risponde no, non farlo continuare. A quelli che ti rispondono sì, proponi una seconda domanda aperta; 2) prova a fare una prima domanda con risposte multiple ma molto generiche e lascia in fondo un “altro”. Da lì prendi le risposte più frequenti e crea un secondo poll entrando più nel dettaglio con domande più specifiche.
Ricordati di far ruotare l’ordine con cui proponi le alternative di risposta: dove la gente clicca è influenzato anche dalla posizione in cui si trova la risposta.
Un’altra cosa molto interessante che mi è capitato di fare per iniziare ad avere qualche vero insight è stata impostare un mock test: ho creato una feature finta (es. una call-to-action, un banner, o simili), tracciando quanta gente ci cliccava sopra. Dopo il click mostravo all’utente un messaggio tipo “Grazie per il tuo interesse, questa funzionalità sarà presto disponibile”.
L’esperienza utente non è ottimale – quindi ti consiglio di non abusarne – ma il test è molto utile per capire quanti utenti sarebbero veramente interessati.
Una volta raccolte tutte le risposte ed analizzati gli insights, delinea più precisamente le specifiche del prodotto o della funzionalità ed inizia con lo sviluppo. Ma ricordati ciò che hai tirato fuori nel secondo passo: ciò che può essere fatto manualmente, all’inizio fallo manualmente.
Una volta rilasciato, raccogli tutti i dati che puoi su esperienze utente vere. Osserva anche quello che l’utente fa di “sbagliato”: può aiutarti a capire cosa è amabile.
Ad esempio a noi è capitato di accorgerci che in alcune pagine dove abbiamo soltanto un’immagine e una piccola descrizione, moltissimi utenti da mobile cliccavano sulla destra dell’immagine: sintomo che si aspettavano di trovare una gallery e invece l’immagine era una sola.
Continua quindi ad iterare, migliorando di volta in volta gli aspetti più deboli. Una volta che il tuo prodotto è testato ed ottimizzato per renderlo “fantastico” per i primi utenti, allora puoi iniziare ad automatizzare tutti i pezzi ed iniziare a scalarlo.
A questo punto non mi resta che augurarti buona fortuna!
Spero che questo articolo ti possa essere utile per rilasciare il tuo prossimo prodotto di successo. Se hai qualunque domanda o curiosità, o se hai qualche idea diversa, scrivimi! Mi fa molto piacere se hai voglia di confrontarci!
Dopo 1 anno in consulenza e 5 anni in Vodafone, entra a far parte di MotorK come Product Manager nel 2017. Oggi ricopre il ruolo di Head of Product per il prodotto B2C di MotorK (DriveK), con un team di 4 persone. Nel tempo libero, pratica sport, fa corsi di crescita personale, ma soprattutto investe ogni suo risparmio in viaggi.
Le slide sono disponibili per studenti ed ex studenti del Master in Product Management
2 replies on “Il Minimum Lovable Product (MLP)”
andrea turco
Ho un solo dubbio, ma è un dubbio che poi mi porto sempre dietro.
Cito: “l’utente che ti immagini come destinatario del prodotto.”
Siamo tentati sempre di idealizzare l’utente e, senza un analisi più approfondita, credo che distorceremo la realtà. La fase di iterazione diventa più lunga e spesso porta a risultati “imprevedibili” che in realtà potevano essere compresi prima.
Questa è la mia esperinza e probabilmente devo affinare la customer development. Se hai sugguerimenti in merito SONO TUTTO ORECCHI!
Complimenti, Bellissimo Articolo!
Emanuela Premoli
Ciao Andrea! Sicuramente ci sono tantissimi casi in cui si targettizza l’utente sbagliato. Pensavi che fosse “il destinatario” fosse un tipo di utente, ma invece è tutt’altro. Costruire un MLP ti serve a validare tutte le tue ipotesi. Non appena hai qualcosa di testabile (rilasciato o no che sia) ti vengono molto incontro i dati. Analytics (se hai qualcosa live), comportamento utenti, mappe di calore, registrazioni, ecc.: osservali e guarda se l’utente è quello che ti aspettavi (es. G.A. ti dà dati sociodemo) e soprattutto se si comporta come ti aspettavi.
La fase di iterazione serve poi anche a questo: migliora il tuo prodotto sulla base dei dati che vengono fuori. Automatizza e scala solo quando le ipotesi sono validate.
Spero di averti risposto 🙂