La sindrome dell’impostore nella Tech Industry

La sindrome dell’impostore nella Tech Industry

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La sindrome dell’impostore nella Tech Industry

Che cos’è la Sindrome dell’impostore

La sindrome dell’impostore, detta anche Imposter Syndrome, fu descritta per la prima volta nel 1978 dalle due psicologhe, Pauline Clance e Suzanne Imes, con queste parole:

E’ un senso d’inadeguatezza che provano alcune persone, le quali si sentono poco intelligenti e capaci, anche se la realtà e i traguardi che hanno raggiunto dicono il contrario”. 

Vari studi hanno dimostrato che circa il 70% delle persone si sono sentite o si sentiranno inadeguate sul loro posto di lavoro almeno una volta nella vita. La sindrome dell’impostore è infatti abbastanza comune in tutti i business, ma vista l’alta competitività e la rapida accelerazione, è il settore tech e product a essere più esposto; mondo nel quale mi sono fatto le ossa.

La sindrome dell’impostore: qualche numero

Prima di entrare nello specifico del tema, guardiamo alcuni dati insieme. 

Da un sondaggio fatto da Blind nel 2018 – che ha coinvolto 10 mila persone che lavorano nelle Big Tech – è emerso che il 58% dei rispondenti hanno vissuto questa situazione nella loro vita professionale. Stiamo parlando di aziende come Amazon, Apple, Google, Meta, Microsoft e Uber e che vedete rappresentate nel grafico qui sotto.

Vari studi hanno dimostrato che circa il 70% delle persone si sono sentite o si sentiranno inadeguate sul loro posto di lavoro almeno una volta nella vita. La sindrome dell’impostore è infatti abbastanza comune in tutti i business
La sindrome dell’impostore è infatti abbastanza comune in tutti i business, ma vista l’alta competitività e la rapida e costante evoluzione, è il settore tech a essere più esposto a questo fenomeno


Anche la ricerca di Product Plan del 2021 ha dimostrato che il 40% delle persone che si occupano di prodotto, dicono di essere state frequentemente esposte alla sindrome, e che i Product Manager con 2-5 anni di esperienza hanno ammesso di averne sofferto con più frequenza (46%). Solo l’8% dei + 2.200 rispondenti, ha detto di non aver mai sofferto della sindrome dell’impostore.

Marty Cagan sostiene che sia un sentimento assolutamente comune in tutte le persone con una “certa salute mentale”, lui compreso:

I think most mentally healthy people (at least those that aren’t egomaniacs) doubt themselves and can feel insecure about asserting their opinions on others.  I like to emphasize to the people that I coach that this is a normal and healthy fear, and I share that I still feel the same way.

E ancora, Rik Higham, Staff Product Manager at Deliveroo, afferma durante un suo talk:

If you’re not feeling like an imposter, then you’re probably doing something wrong.


La sindrome dell’impostore e il Product Manager

Ho inserito le citazioni di Cagan e di Higham, perché la sindrome non risparmia nessuno del Product Team, tanto meno i Product Manager.

I PM sappiamo tutti essere l’importante interfaccia e il punto di contatto di mille stakeholder, sui quali sono settate aspettative molto alte. Ci si aspetta quindi che siano esperti di ogni questione, dalla quella più tech a quella più sales. Che siano al crocevia di ogni informazione, e che sappiano prendere la decisione giusta, sempre.

Altro aspetto da considerare, è che fare il PM è un mestiere che si impara sul campo e dal quale si proviene dai più svariati background. È quindi un continuo learning by doing, che costringe a lavorare ai confini di quello che si conosce, creando terreno fertile al senso d’inadeguatezza.

Come ho reagito io

Più di una volta, durante la mia carriera, sono stato colpito da questa sindrome. L’ultimo episodio risale al 2019, anno in cui decisi di cambiare azienda e lasciare il mio paese natio.

Come già mi era capitato in passato, sapevo che con il tempo le cose sarebbero migliorate, ma a differenza degli episodi precedenti, questa volta decisi di muovermi diversamente. Iniziai a condividere la mia esperienza e il mio stato d’animo, sia scrivendo post su LinkedIn, sia presentando un mio talk personale in vari Meetup e Conferenze in Europa, tra le quali anche il Google DevFest in Russia.

Perché ho deciso di parlarne in pubblico? Perché la consapevolezza e la presa di coscienza sono stati per me il primo passo da compiere. Condividerlo, il secondo!

I diversi tipi di sindrome dell’impostore

Naturalmente, prima mi sono dedicato ad approfondire il tema ed ho scoperto che non esiste una sola sindrome dell’impostore, ma ben cinque:

  • I perfezionisti e maniaci del controllo, che credono che l’unico modo per fare bene le cose sia farle in prima persona;
  • La superdonna o il superuomo, che lavorano sempre tantissimo per sentirsi adeguati alla situazione;
  • I geni ‘naturali’, che se non riescono a fare le cose per bene al primo tentativo e in poco tempo provano vergogna;
  • I solisti, che rifiutano di chiedere aiuto, perché se lo facessero avrebbero il timore di essere smascherati come incompetenti;
  • Gli esperti, che credono che non ne sapranno mai abbastanza e temono quindi di essere smascherati come inesperti o incompetenti.

I sintomi della sindrome

A causa di questa sindrome, le capacità e le abilità personali sono costantemente sottostimate e, di conseguenza, si prova una costante sensazione di non meritare i risultati positivi raggiunti.

Oltre a questo senso d’inadeguatezza, altri tratti comuni di questo fenomeno sono:

  • La difficoltà ad accettare complimenti;
  • Lavorare più del dovuto;
  • L’essere descritti come perfezionisti;
  • Sentirsi paralizzati per paura di fallire;
  • Non mostrare fiducia nelle proprie capacità;
  • Convincersi di non essere abbastanza competenti.

I fattori che possono scatenarla

Dopo aver chiarito i sintomi di questa sindrome, ho fatto un passo indietro ed ho iniziato a documentarmi su quali potessero essere i fattori scatenanti, molti dei quali hanno radici nel passato. Primo tra tutti, la natura e l’educazione ricevuta. Natura nel senso che ci sono persone che sono più vulnerabili; educazione nel senso del condizionamento avuto durante l’infanzia.

  • Genitori perfezionisti con altissime aspettative la cui frase tipica è: “Puoi fare di più, lo so che puoi farcela!”;
  • Un cambio sostanziale nella propria vita: un nuovo lavoro o un trasloco in un nuovo paese, eccetera;
  • E ancora stereotipi legati al gender, condizioni di ansia e depressione pregresse.

Direi che per quel che mi riguarda, mi riconosco almeno in un paio di queste situazioni. 

Gli effetti della Sindrome dell’Impostore

Una volta chiarite le cause e i sintomi, mi sono fermato a riflettere sugli effetti.

La sindrome dell’impostore infatti:

  • Riduce la nostra produttività;
  • Limita la nostra capacità decisionale;
  • Inibisce dal condividere le nostre idee;
  • Porta a chiuderci in noi stessi;
  • Induce a cercare costantemente una ‘validazione’ esterna;
  • Ci fa sentire il bisogno di lavorare di più per aver fiducia in noi stessi.

Chiaramente tutto questo può avere effetti deleteri sulla nostra vita personale e professionale, perché rischiamo di perdere importanti opportunità, ma non solo: abbiamo più difficoltà a crescere come esseri umani, perché ci chiudiamo letteralmente a riccio. Perdiamo di vista la nostra identità, e in un certo qual modo, sabotiamo le nostre vite.

L’effetto Dunning–Kruger 

Ma quali sono le personalità che vengono più colpite e quelle invece che sono più immuni?

Durante le mie ricerche, ho scoperto che l’altra faccia della medaglia è rappresentata da quelle persone che si credono molto competenti (anche troppo), senza poi esserlo nella realtà! Questo fenomeno è chiamato effetto Dunning–Kruger, dal nome dei due socio-psicologi che lo descrissero per la prima volta.

Questi due studiosi condussero una serie di test con dei loro studenti in tre diversi campi: umorismo, grammatica e ragionamento logico. Prima di eseguire il test, gli studenti dovevano esprimere il loro grado di competenza in ognuno dei tre campi. 

I risultati dello studio furono sorprendenti: infatti, emerse che i soggetti meno competenti si auto valutano molto al di sopra delle proprie capacità; al contrario, i soggetti molto competenti si valutano negativamente. In poche parole, chi ottiene scarsi risultati non ne è affatto consapevole, e contrariamente a ogni logica, crede di aver svolto bene il proprio compito; coloro che invece hanno ottenuto buoni risultati dubitano di se stessi.

Photo credits: www.ma-no.org/

Quindi, come avrete sicuramente capito, questa sindrome dell’impostore nasconde in sé qualcosa di paradossale: qualunque traguardo si raggiunga, questo non sarà mai abbastanza per confutare il senso d’inadeguatezza che si prova; è molto comune attribuire i successi conseguiti, seppur ripetuti e notevoli, a fattori esterni quali la fortuna o il fatto che le altre persone sovrastimano le capacità degli altri.

Come affrontare la Sindrome dell’Impostore

Il primo passo per affrontare questa sindrome è riconoscerla e poi, pian piano, reagire. Se ci lasciamo trascinare in fondo da questa sensazione, allora ci limitiamo e sabotiamo le nostre vite. Se invece riconosciamo il ‘problema’, e ci accettiamo per quello che siamo e impariamo a conviverci, troviamo il coraggio d’inseguire i nostri sogni e i nostri obiettivi.

Usare la Sindrome dell’impostore come acceleratore

Possiamo davvero trasformare questa sindrome in un acceleratore per il nostro percorso di crescita!

Ali Spittel, Software Engineer e blogger, attribuisce il suo successo alla sindrome dell’impostore: non sarebbe mai stata in grado di lavorare così tanto per dimostrare a se stessa e agli altri di potercela fare. Pur con le dovute differenze, io mi sento di appoggiare le sue parole, perché questi dubbi, una volta razionalizzati, mi hanno spinto ad andare oltre, ad ampliare i miei orizzonti, a studiare nuove cose e a cimentarmi in attività mai fatte prima.

I think Imposter Syndrome is a very healthy and necessary emotion, and an important signal from our minds. It is my mind warning me of the consequences if I don’t do my homework and truly prepare. The fear of looking clueless is what keeps me up late preparing, studying, thinking, writing, rehearsing, and iterating.

Marty Cagan


Consigli su come comportarsi

Quindi, cosa dobbiamo o possiamo fare per convertire questa sensazione in qualcosa di positivo?

Se mi fermo a pensare a tutte le volte che ho avuto dubbi e questa sindrome mi ha fatto sentire inadeguato, quello che mi ha aiutato a (ri)mettere le cose nella giusta prospettiva, è stato un vero e proprio piano di attacco 🙂 

Condivido i 10 punti più importanti:

  1. Essere aperti e parlare con le persone che ci circondano e nelle quali abbiamo fiducia. Sicuramente molte di esse sono disposte a darci dei feedback trasparenti.
  2. Trovare un Mentor, o una persona amica, con cui parlare della situazione, o anche solo ‘usarli’ come riferimento per trarre ispirazione diventare più sicuri.
  3. Identificare i nostri punti di forza, e saper riconoscere le nostre vittorie.
  4. Accettare il fatto che abbiamo avuto un qualche ruolo nei nostri successi.
  5. Non aver paura di commettere errori, perché è proprio dagli errori che si imparano le lezioni migliori (e se sei un PM dovresti saperlo meglio di me).
  6. Non aver paura di uscire dalla propria comfort zone, perché è lì che accadono le cose migliori.
  7. Riconoscere che nessuno è immune dall’avere dubbi, dobbiamo solo gestirli e usarli a nostro vantaggio.
  8. Parlare di più con noi stessi, ma senza cadere nella negatività; al contrario, dobbiamo fare come i campioni dello sport, che usano questo metodo come training autogeno per concentrarsi, caricarsi e motivarsi.
  9. Essere consapevoli che non stiamo facendo una gara, ma che stiamo compiendo un viaggio ricco di nuove e interessanti sfide, che nel caso del Product Management probabilmente non vedrà mai la fine.

…e soprattutto, non smettere MAI di credere in se stessi!

E se siete ancora curiosi…

Vi consigliamo di dare un’occhiata all‘intervista fatta a Silvana de Santis sul nostro canale YouTube, dedicata anche al tema della Sindrome dell’Impostore. Per comodità la riportiamo anche qui di seguito.

Per concludere

Whether you’re a product manager or a product leader, there’s no reason to be an imposter.  Listen to your mind warning you of the consequences of not preparing, seek out people you trust to give you honest and expert feedback, and iterate until they are satisfied that you are truly adding value.

Marty Cagan

Vi lasciamo con questa citazione che crediamo possa essere molto utile per noi, eroi del prodotto!

E voi, cosa ne pensate? Lasciateci un commento per raccontarci la vostra esperienza. Saremo lieti di rispondere e condividere le vostre storie e feedback con gli altri membri della community!


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Matteo Bruno

Matteo Bruno è un software engineer ed engineering manager con quasi 20 anni di esperienza nel settore IT. Ha iniziato a scrivere codice all'età di 12 anni e questo lo ha portato a lavorare in startup e multinazionali a Roma e a Milano. Nel gennaio 2019 ha deciso di cambiare tutto, ed è salpato per Barcellona alla ricerca di nuove sfide. Oggi è Engineering Manager in Sunhero.

Le slide sono disponibili per studenti ed ex studenti del Master in Product Management

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