Settembre 12, 2022 - di Matteo Bruno
La sindrome dell’impostore, detta anche Imposter Syndrome, fu descritta per la prima volta nel 1978 dalle due psicologhe, Pauline Clance e Suzanne Imes, con queste parole:
“E’ un senso d’inadeguatezza che provano alcune persone, le quali si sentono poco intelligenti e capaci, anche se la realtà e i traguardi che hanno raggiunto dicono il contrario”.
Vari studi hanno dimostrato che circa il 70% delle persone si sono sentite o si sentiranno inadeguate sul loro posto di lavoro almeno una volta nella vita. La sindrome dell’impostore è infatti abbastanza comune in tutti i business, ma vista l’alta competitività e la rapida accelerazione, è il settore tech e product a essere più esposto; mondo nel quale mi sono fatto le ossa.
Prima di entrare nello specifico del tema, guardiamo alcuni dati insieme.
Da un sondaggio fatto da Blind nel 2018 – che ha coinvolto 10 mila persone che lavorano nelle Big Tech – è emerso che il 58% dei rispondenti hanno vissuto questa situazione nella loro vita professionale. Stiamo parlando di aziende come Amazon, Apple, Google, Meta, Microsoft e Uber e che vedete rappresentate nel grafico qui sotto.
Anche la ricerca di Product Plan del 2021 ha dimostrato che il 40% delle persone che si occupano di prodotto, dicono di essere state frequentemente esposte alla sindrome, e che i Product Manager con 2-5 anni di esperienza hanno ammesso di averne sofferto con più frequenza (46%). Solo l’8% dei + 2.200 rispondenti, ha detto di non aver mai sofferto della sindrome dell’impostore.
Marty Cagan sostiene che sia un sentimento assolutamente comune in tutte le persone con una “certa salute mentale”, lui compreso:
I think most mentally healthy people (at least those that aren’t egomaniacs) doubt themselves and can feel insecure about asserting their opinions on others. I like to emphasize to the people that I coach that this is a normal and healthy fear, and I share that I still feel the same way.
E ancora, Rik Higham, Staff Product Manager at Deliveroo, afferma durante un suo talk:
If you’re not feeling like an imposter, then you’re probably doing something wrong.
Ho inserito le citazioni di Cagan e di Higham, perché la sindrome non risparmia nessuno del Product Team, tanto meno i Product Manager.
I PM sappiamo tutti essere l’importante interfaccia e il punto di contatto di mille stakeholder, sui quali sono settate aspettative molto alte. Ci si aspetta quindi che siano esperti di ogni questione, dalla quella più tech a quella più sales. Che siano al crocevia di ogni informazione, e che sappiano prendere la decisione giusta, sempre.
Altro aspetto da considerare, è che fare il PM è un mestiere che si impara sul campo e dal quale si proviene dai più svariati background. È quindi un continuo learning by doing, che costringe a lavorare ai confini di quello che si conosce, creando terreno fertile al senso d’inadeguatezza.
Più di una volta, durante la mia carriera, sono stato colpito da questa sindrome. L’ultimo episodio risale al 2019, anno in cui decisi di cambiare azienda e lasciare il mio paese natio.
Come già mi era capitato in passato, sapevo che con il tempo le cose sarebbero migliorate, ma a differenza degli episodi precedenti, questa volta decisi di muovermi diversamente. Iniziai a condividere la mia esperienza e il mio stato d’animo, sia scrivendo post su LinkedIn, sia presentando un mio talk personale in vari Meetup e Conferenze in Europa, tra le quali anche il Google DevFest in Russia.
Perché ho deciso di parlarne in pubblico? Perché la consapevolezza e la presa di coscienza sono stati per me il primo passo da compiere. Condividerlo, il secondo!
Naturalmente, prima mi sono dedicato ad approfondire il tema ed ho scoperto che non esiste una sola sindrome dell’impostore, ma ben cinque:
A causa di questa sindrome, le capacità e le abilità personali sono costantemente sottostimate e, di conseguenza, si prova una costante sensazione di non meritare i risultati positivi raggiunti.
Oltre a questo senso d’inadeguatezza, altri tratti comuni di questo fenomeno sono:
Dopo aver chiarito i sintomi di questa sindrome, ho fatto un passo indietro ed ho iniziato a documentarmi su quali potessero essere i fattori scatenanti, molti dei quali hanno radici nel passato. Primo tra tutti, la natura e l’educazione ricevuta. Natura nel senso che ci sono persone che sono più vulnerabili; educazione nel senso del condizionamento avuto durante l’infanzia.
Direi che per quel che mi riguarda, mi riconosco almeno in un paio di queste situazioni.
Una volta chiarite le cause e i sintomi, mi sono fermato a riflettere sugli effetti.
La sindrome dell’impostore infatti:
Chiaramente tutto questo può avere effetti deleteri sulla nostra vita personale e professionale, perché rischiamo di perdere importanti opportunità, ma non solo: abbiamo più difficoltà a crescere come esseri umani, perché ci chiudiamo letteralmente a riccio. Perdiamo di vista la nostra identità, e in un certo qual modo, sabotiamo le nostre vite.
Ma quali sono le personalità che vengono più colpite e quelle invece che sono più immuni?
Durante le mie ricerche, ho scoperto che l’altra faccia della medaglia è rappresentata da quelle persone che si credono molto competenti (anche troppo), senza poi esserlo nella realtà! Questo fenomeno è chiamato effetto Dunning–Kruger, dal nome dei due socio-psicologi che lo descrissero per la prima volta.
Questi due studiosi condussero una serie di test con dei loro studenti in tre diversi campi: umorismo, grammatica e ragionamento logico. Prima di eseguire il test, gli studenti dovevano esprimere il loro grado di competenza in ognuno dei tre campi.
I risultati dello studio furono sorprendenti: infatti, emerse che i soggetti meno competenti si auto valutano molto al di sopra delle proprie capacità; al contrario, i soggetti molto competenti si valutano negativamente. In poche parole, chi ottiene scarsi risultati non ne è affatto consapevole, e contrariamente a ogni logica, crede di aver svolto bene il proprio compito; coloro che invece hanno ottenuto buoni risultati dubitano di se stessi.
Quindi, come avrete sicuramente capito, questa sindrome dell’impostore nasconde in sé qualcosa di paradossale: qualunque traguardo si raggiunga, questo non sarà mai abbastanza per confutare il senso d’inadeguatezza che si prova; è molto comune attribuire i successi conseguiti, seppur ripetuti e notevoli, a fattori esterni quali la fortuna o il fatto che le altre persone sovrastimano le capacità degli altri.
Il primo passo per affrontare questa sindrome è riconoscerla e poi, pian piano, reagire. Se ci lasciamo trascinare in fondo da questa sensazione, allora ci limitiamo e sabotiamo le nostre vite. Se invece riconosciamo il ‘problema’, e ci accettiamo per quello che siamo e impariamo a conviverci, troviamo il coraggio d’inseguire i nostri sogni e i nostri obiettivi.
Possiamo davvero trasformare questa sindrome in un acceleratore per il nostro percorso di crescita!
Ali Spittel, Software Engineer e blogger, attribuisce il suo successo alla sindrome dell’impostore: non sarebbe mai stata in grado di lavorare così tanto per dimostrare a se stessa e agli altri di potercela fare. Pur con le dovute differenze, io mi sento di appoggiare le sue parole, perché questi dubbi, una volta razionalizzati, mi hanno spinto ad andare oltre, ad ampliare i miei orizzonti, a studiare nuove cose e a cimentarmi in attività mai fatte prima.
I think Imposter Syndrome is a very healthy and necessary emotion, and an important signal from our minds. It is my mind warning me of the consequences if I don’t do my homework and truly prepare. The fear of looking clueless is what keeps me up late preparing, studying, thinking, writing, rehearsing, and iterating.
Marty Cagan
Quindi, cosa dobbiamo o possiamo fare per convertire questa sensazione in qualcosa di positivo?
Se mi fermo a pensare a tutte le volte che ho avuto dubbi e questa sindrome mi ha fatto sentire inadeguato, quello che mi ha aiutato a (ri)mettere le cose nella giusta prospettiva, è stato un vero e proprio piano di attacco 🙂
Condivido i 10 punti più importanti:
…e soprattutto, non smettere MAI di credere in se stessi!
Vi consigliamo di dare un’occhiata all‘intervista fatta a Silvana de Santis sul nostro canale YouTube, dedicata anche al tema della Sindrome dell’Impostore. Per comodità la riportiamo anche qui di seguito.
Whether you’re a product manager or a product leader, there’s no reason to be an imposter. Listen to your mind warning you of the consequences of not preparing, seek out people you trust to give you honest and expert feedback, and iterate until they are satisfied that you are truly adding value.
Marty Cagan
Vi lasciamo con questa citazione che crediamo possa essere molto utile per noi, eroi del prodotto!
E voi, cosa ne pensate? Lasciateci un commento per raccontarci la vostra esperienza. Saremo lieti di rispondere e condividere le vostre storie e feedback con gli altri membri della community!
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Matteo Bruno è un software engineer ed engineering manager con quasi 20 anni di esperienza nel settore IT. Ha iniziato a scrivere codice all'età di 12 anni e questo lo ha portato a lavorare in startup e multinazionali a Roma e a Milano. Nel gennaio 2019 ha deciso di cambiare tutto, ed è salpato per Barcellona alla ricerca di nuove sfide. Oggi è Engineering Manager in Sunhero.
Le slide sono disponibili per studenti ed ex studenti del Master in Product Management