Settembre 27, 2023 - di Imke Baehr, Martina Mantoan and Laura De Santis
L’accessibilità digitale è fondamentale per garantire un’esperienza paritaria a tutte le persone, comprese quelle che hanno delle disabilità. Ma come rendere i prodotti digitali più accessibili? L’accessibilità sta diventando cruciale nello sviluppo di prodotti digitali, non solo per normative, ma anche per un buon design.
Durante la definizione della strategia per il 2023 dell’agenzia presso la quale lavoriamo, l’accessibilità è stata inclusa tra gli argomenti da approfondire e riconosciuta come una responsabilità condivisa tra i membri del team cross-funzionale, con l’obiettivo di capire come integrarla nel processo di progettazione di Dynamo.
Cosa scopriremo in questo articolo:
Chi si occupa di PM deve sensibilizzare e coinvolgere le persone referenti interne ed esterne sull’importanza dell’accessibilità in modo da creare un impegno comune verso questa direzione.
Azioni concrete includono: organizzare workshop interni, includere l’accessibilità nelle offerte commerciali e partecipare alle comunità di discussione sull’accessibilità.
Il team di prodotto deve integrare i criteri di accessibilità durante tutte le fasi di progettazione e sviluppo. Sono necessari strumenti di verifica e test qualitativi per l’accessibilità.
La figura del PM coordina il processo e aiuta a coinvolgere persone giuste nei test di usabilità per accessibilità.
L’accessibilità digitale richiede un impegno continuo, anche dopo il lancio del prodotto.
La figura del PM deve fornire strumenti ai clienti e alle clienti per mantenere l’accessibilità nel tempo. Il monitoraggio regolare e gli audit aiutano a garantire l’accessibilità costante del prodotto.
Il modello DAMM di Level Access aiuta a valutare e migliorare l’accessibilità digitale in 5 livelli di maturità. È un approccio completo per garantire l’accessibilità in tutti gli aspetti del lavoro digitale.
Una parte sempre maggiore delle nostre vite, al giorno d’oggi, si svolge online.
Il 90% delle persone con più di 10 anni naviga in Internet, il 63% effettua operazioni bancarie online, il 55% utilizza i social network. Anche la percentuale di persone utilizzatrici sopra i 65 anni è in aumento: l’81% di loro si informa online riguardo beni e servizi
Come possiamo fare in modo che nello spazio virtuale di oggi, tutte le persone – con e senza disabilità – possano fruire del digitale, e plasmare la nostra società in modo paritario?
Oggi approfondiremo cosa significhi progettare tenendo a mente l’accessibilità, la diversità e l’inclusione. Esploreremo perché è importante affrontare il nostro lavoro quotidiano attraverso una lente di inclusività e cosa significhi per noi lavoratori del digitale.
Oggi abbiamo diverse posizioni lavorative nella nostra stanza virtuale. Siamo product manager, designer, content editor, digital and brand marketer, developer, service provider, connectivity specialist e persone del dipartimento delle risorse umane. Abbiamo competenze e compiti piuttosto diversi, ma abbiamo l’obiettivo comune di creare e fornire prodotti, servizi ed esperienze di qualità.
Siamo responsabili della creazione e del mantenimento di un’esperienza digitale efficace, che sia attraverso la progettazione di prodotti, la creazione di contenuti o di servizi di supporto.
In breve, tutte le figure sedute al tavolo della progettazione svolgono un ruolo cruciale nella definizione delle esperienze che le persone hanno nella loro vita quotidiana. E quindi, ognuno di noi può e deve fare piccole azioni per rendere l’esperienza accessibile.
Sebbene le direttive europee vogliano rendere accessibili a tutte le persone anche i siti web delle aziende private a partire dal 2025, sembra che l’obiettivo sia ben lontano: si stima che solo il 3% dei siti web sia accessibile*.
Ma il tema dell’accessibilità non può rimanere solo un tema di adeguamento perché imposto dalla legge. Deve nascere dalla volontà dell’intero team di permettere a tutte le persone di fruire delle informazioni presenti in un sito o in un’app.
Si tratta anche di un’occasione di business persa per molte aziende, una perdita di opportunità: al momento, si stima che circa il 20% della popolazione mondiale abbia difficoltà ad interfacciarsi con il web. Queste persone non hanno la possibilità di fruire di contenuti, servizi e prodotti.
Come questi discorsi, che tendono a rimanere in tante parole e pochi fatti, possono tradursi in realtà operative? Vediamo insieme la nostra esperienza sul campo!
Grazie ad alcune persone del team informate e motivate ad impegnarsi sul tema, abbiamo notato mancanze che portano ad una progettazione ed una ricerca parziali, iniziando così ad approfondire l’argomento dell’inclusive design.
Nello stesso periodo, l’accessibilità ha preso un peso sempre maggiore nello sviluppo dei prodotti digitali: il tema attualmente “caldo”, e sempre più richiesto da clienti ed aziende, non è solo questione normativa, ma è essenziale per lo sviluppo di un buon design.
Accessibile vuol dire fruibile e non discriminatorio, che abbia una porta d’ingresso e comprensione per una moltitudine di persone.
Durante la stesura della strategia di progettazione dell’anno 2023, quindi, abbiamo incorporato l’accessibilità tra gli argomenti da approcciare, approfondire ed infine conoscere. Per forza di cose, il processo è in continuo divenire, e non si finisce mai di imparare!
I primi passi del nostro percorso hanno portato l’attenzione sul perché l’accessibilità ci dovesse interessare da vicino, non solo come designer e PM, ma anche come persone, riguardando sia l’aspetto sociale che quello di adozione.
In Dynamo, agenzia del prodotto digitale parte di Caffeina, per la quale lavoriamo, abbiamo quindi lavorato per capire dove le pratiche di accessibilità potessero essere inserite nell’attuale processo di progettazione, a chi spettassero e perché.
La premessa da fare è che all’interno di Dynamo gestiamo le fasi di prodotto con un team cross-funzionale, coordinato dalla figura di Product Management. Le figure del team sono punto di riferimento per tutta la durata del progetto in modo da garantire coerenza e consulenza continua.
Mappando il processo progettuale abbiamo scoperto l’importanza di condividere, tra le figure del team, la responsabilità relativa all’accessibilità: ogni persona del team sarà “owner della causa” in diversi momenti, attuando le pratiche di accessibilità (a volte in solitaria, altre lavorando insieme alle altre figure delegate).
Se da un lato abbiamo acquisito consapevolezza sui compiti e le responsabilità di ognuno, dall’altro oggi vogliamo approfondire insieme il ruolo specifico di PM nei confronti dell’accessibilità; in particolare, cosa può fare durante le fasi del processo di lavoro, interfacciandosi con quali figure, e come.
Quando si tratta di accessibilità, il ruolo del Product o della Product Manager è trasversale in tutto il processo. Deve tenere le redini in tutte le fasi: prima, durante e dopo.
In fin dei conti, un prodotto digitale non sarà mai concluso: si sa quando si inizia ma non sarà mai finito. Anche nelle continue implementazioni e feature evolutive bisogna tenerne conto.
Il contributo che deve dare chi si occupa di PM inizia molto prima della parte operativa di progettazione e sviluppo. Come professionisti e professioniste dobbiamo farci carico della responsabilità di sensibilizzare ed evangelizzare tutte le persone dell’azienda cliente coinvolte nel progetto, sulle tematiche dell’accessibilità.
Nel nostro caso specifico questo si traduce sicuramente nel coinvolgimento dei clienti e delle clienti, che prendono le decisioni riguardo i prodotti digitali di cui ci occupiamo.
Allo stesso tempo, però, dobbiamo agire internamente, perché è fondamentale che ci sia un impegno di tutto il sistema in cui ci troviamo, ad abilitare e rendere possibili azioni, collaborazioni ed insegnamenti: approvazioni di manager e clienti e budget allocati, sono necessari.
Come detto, non si tratta solo di un adeguamento normativo, ma anche di etica e sensibilità.
Abbiamo potuto verificare sulla nostra pelle che, limitarsi a dire al team di prodotto “le linee guida WCAG 2.1 Level AA devono essere soddisfatte”, non è efficace.
C’è bisogno di prevedere formazione interna, bisogna dotarsi dei tool necessari per effettuare i test di accessibilità e, soprattutto, tutte le persone del team di prodotto devono comprendere le difficoltà che le persone con disabilità possono incontrare nell’utilizzare un prodotto digitale.
Definire qualitativamente, a livello di team, cosa si intende per “prodotto accessibile” è più importante di condividere cosa prevede l’Accessibility Act.
Oltre all’aspetto etico e morale, bisogna ricordare che le persone con disabilità usufruiscono di beni e di servizi: impedirglielo vuol dire tagliar fuori una parte di mercato arrecando danno sia alle persone sia alle imprese.
Ecco alcune delle azioni concrete che stiamo portando avanti nell’ultimo anno in Dynamo:
Durante questa fase maggiormente operativa, il team di prodotto si occupa effettivamente di progettare e realizzare il prodotto digitale.
È essenziale tener conto dei criteri di accessibilità, essendo ben consapevoli di ciò che questo significa ed implica (ecco perchè è importante l’advocacy della fase precedente), durante tutte le fasi di progettazione e poi di sviluppo.
Ciò significa utilizzare costantemente tool in fase di progettazione, che possono aiutarci a capire se la direzione intrapresa sia corretta.
Il team di design si preoccupa di verificare che i criteri di accessibilità siano rispettati. Noi, che abbiamo adottato Figma come strumento di design, ad esempio, utilizziamo i plugin che Figma mette a disposizione per fare tutti i check del caso (ex: contrasto, spaziature, leggibilità del testo etc). Allo stesso modo, in fase di sviluppo, il team verifica l’accessibilità di quanto sviluppato grazie a dei tool di analisi.
Per la nostra esperienza, abbiamo potuto constatare che queste accortezze non sono comunque sufficienti: è fondamentale prevedere test qualitativi per l’accessibilità, a supporto ed integrazione.
Il team, in primis, deve prendere dimestichezza con le tecnologie assistive e deve utilizzarle, o vederle utilizzate, per capire se i criteri di accessibilità vengono effettivamente soddisfatti.
In queste fasi, chi si occupa di PM si limita a fare da sentinella, ricordando al team la necessità di effettuare questo tipo di verifiche. Diventa invece molto più attivo nel momento di effettuare test qualitativi con persone con disabilità.
Questa fase del processo è quella che vede più persone coinvolte e in cui, il binomio PM e team di design deve lavorare in coesione e in sincronia. Oltre ad altri team interni, come il legal e l’amministrazione, spesso si può decidere di coinvolgere associazioni e gruppi esterni, oppure fornitori che si occupano proprio di queste attività.
È quindi compito di chi si occupa di PM fare da collante tra tutte queste entità separate e il team di prodotto.
Come in ogni test di usabilità, il recruiting è una fase spesso sottovalutata. Se si decide di farlo internamente, bisogna:
Oltre alla parte più “burocratica”, è necessario individuare le tecnologie più adatte da utilizzare durante i test. I tool devono essere scelti in base all’esigenza dell’utente e, per metterlo maggiormente a suo agio, possiamo accertarci prima del test di ciò che favorisce.
Ad esempio, noi abbiamo scoperto che Google Meet non è il tool più accessibile per le persone con disabilità visive mentre può essere ideale per chi ha disabilità uditive, per la possibilità di attivare i sottotitoli.
È necessario anche definire le attività da far svolgere ai tester, tenendo conto dei KPI e del tempo a disposizione.
Adesso sì che chi si occupa di PM diventa il collante e fonte di verità che smista le informazioni, tra utenti che fanno i test, team di prodotto e stakeholder.
Per una maggior consapevolezza, abbiamo anche notato che il coinvolgimento del team di prodotto al completo, durante i test, arricchisce incredibilmente i singoli membri del gruppo.
A questo punto, una volta sicuri che il nostro prodotto digitale sia accessibile, è possibile richiedere una dichiarazione di accessibilità, per le aziende che ne abbiano bisogno.
Proprio come il prodotto stesso, anche la sua accessibilità è in continua crescita ed evoluzione: sappiamo quando inizia ma non quando finisce… potenzialmente non finisce mai!
Nel mondo Dynamo, ad un certo punto, proprio come figure genitoriali, dobbiamo lasciar andare il prodotto digitale a cui abbiamo lavorato per mesi, e delegarne la gestione all’azienda cliente, che è owner diretta dei contenuti.
Anche in questa fase, l’obiettivo è quello di continuare a curare gli aspetti legati all’accessibilità: seppure i team di design e di sviluppo hanno fatto il loro dovere nella fase del “durante”, è anche possibile inficiare il lavoro fatto in passato con magari del data entry sbagliato o delle modifiche al copy.
E quindi mettiamo in campo due best practice, nei confronti delle aziende clienti, per far in modo che il prodotto rimanga accessibile durante tutta la sua vita.
Abbiamo già parlato della fase di advocacy, in cui l’azienda cliente viene sensibilizzata sul tema. Ma dobbiamo fare uno step in più: per prima cosa, dobbiamo fornire gli strumenti per continuare a svolgere le sue attività di routine in maniera coerente con quanto fatto finora.
Che sia un manuale, una videoregistrazione, una checklist: è importante che le persone di riferimento dell’azienda cliente siano consapevoli dell’impatto che le loro azioni possono avere.
Inoltre, come agenzia fornitrice ci impegniamo anche a monitorare l’accessibilità del prodotto che abbiamo lasciato nelle mani della clientela, ogni 3–4 mesi. Grazie a degli audit potremo, in caso di necessità, intervenire con delle revisioni.
Se non sapete da dove iniziare, vi segnaliamo l’esistenza di un modello che ci ha permesso di auto-valutarci, riflettere sul livello di maturità che vorremmo raggiungere e in quali tempi, ed aiutato a fare ricerca sul campo in contatto con altre aziende.
Si tratta del modello DAMM, marchio registrato, creato dalla compagnia Level Access (dal 1997 sul campo ad occuparsi di accessibilità digitale).
I cinque livelli di maturità descritti nel modello vanno dal “Livello 1 – Iniziale,” caratterizzato da processi non documentati e reattivi, al “Livello 5 – Ottimizzazione,” in cui l’organizzazione si impegna a ottimizzare costantemente i processi di accessibilità.
Il DAMM è un modello olistico che va oltre la semplice conformità agli standard di accessibilità ed esamina tutti gli aspetti operativi necessari per supportare l’accessibilità digitale in tutta l’organizzazione. Il modello può essere utilizzato come strumento di valutazione per determinare in quale dimensione un’organizzazione sta implementando con successo l’accessibilità digitale e dove sono presenti lacune nei processi o nelle politiche interne.
In conclusione, il Digital Accessibility Maturity Model ci è sembrato un approccio completo per valutare e migliorare l’accessibilità digitale all’interno delle organizzazioni, fornendo una struttura chiara per misurare il progresso e garantire che l’accessibilità sia incorporata in tutti gli aspetti del lavoro digitale.
Ci è capitato di usarlo nei workshop per permettere ad altre aziende di auto-valutarsi, ed internamente per riflettere sugli step fatti e da fare, in termini di accessibilità.
L’accessibilità, proprio come ogni parte del lavoro sul prodotto, è un processo in itinere. Per renderlo effettivo dobbiamo avere costanza ed una task force disposta ad abbracciare la causa, ma non solo. Dovremo formarci e farci abilitare da aziende clienti ed azienda per cui lavoriamo.
Quello che ci piace del lavorare sull’accessibilità è che ci permette di assumere un ulteriore punto di vista, diverso da quello a cui eravamo abituati. Ci fa sentire ancor più vicini alle persone per cui progettiamo.
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Mi occupo di progetti di ricerca e service design in diversi settori e contesti. Ho avuto la possibilità di lavorare a stretto contatto con realtà spesso estremamente lontane tra loro diversificando le mie esperienze: dalla progettazione di una linea di prodotti per pazienti con stoma artificiale alla progettazione e realizzazione di un Digital Twin per una grande utility multinazionale. Condivido con Laura un profondo interesse per l’intersectional design, riconoscendo la nostra responsabilità come designer nel mettere in luce privilegi, ingiustizie sistemiche, istituzionali e sociali. Vogliamo incoraggiare una riflessione critica e mettere in primo piano le questioni di equità e le voci di coloro che sono direttamente influenzati dai risultati del processo di design.
Sono una product manager che ha l’obiettivo di portare la cultura digitale e dei prodotti digitali all'interno delle aziende italiane. Cerco di applicare gli stessi principi quando mi confronto con piccole attività locali e con la PA. Credo fermamente che la tecnologia debba essere uno strumento per semplificare la vita di tutti e tutte. E in questo, un’esperienza accessibile ed inclusiva, ha sempre più un ruolo determinante.
Sono una Service e UX Researcher con particolare attenzione al design inclusivo, all'accessibilità e ai diritti umani. La mia esperienza abbraccia una vasta gamma di progetti di design, da prodotti fisici per persone non vedenti ed ipovedenti alla creazione di interfacce utente con AI. I progetti più vicini al mio cuore sono quelli che hanno un impatto diretto sulla vita delle persone, con creazione di soluzioni di design significative per gli utenti
Le slide sono disponibili per studenti ed ex studenti del Master in Product Management